PREFAZIONE
Lettere e mistero. Questi gli ingredienti principali della biografia di Christiane Reimann, così come ci viene restituita dalla scrittura a due mani di Lucia Acerra e Marcello Lo Iacono. La storia si snoda principalmente sui due binari della vita professionale e della vita privata di Christiane nello scenario di un’Europa e di una Sicilia che, negli anni 1930-1935, si preparavano all’esperienza dolorosa della Seconda Guerra Mondiale.
Non diversamente dalla nutrita schiera di viaggiatori stranieri che, nei secoli precedenti, erano rimasti folgorati dalla bellezza dei paesaggi siciliani, tra la donna danese e Siracusa fu subito colpo di fulmine. Dalla <ostazione elevata di Villa Fegotto, la sua residenza dal 1935 al 1979,
Christiane avrebbe assistito all’avanzata progressiva delle truppe della speculazione edilizia, che, in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, hanno interessato l’area Gelone, Teocrito, Teracati e Necropoli Grotticelli.
La storia di Siracusa non è solo quella che ci rende orgogliosi ma è anche la storia di progetti falliti e condannati all’oblio. Ce n’è uno in particolare che avrebbe cambiato il volto della città, se il partito del cemento non avesse avuto purtroppo la meglio. Il progetto si deve a Luigi Bernabò Brea, ispirato da una visione di Siracusa e del suo sviluppo urbano, da cui oggi avremmo raccolto quei frutti che scelte miopi ci hanno negato. Immaginiamo quindi un soprintendente che difenda la città dalla speculazione edilizia (non dovrebbe essere difficile, ma dopo non è stato sempre così!) e che proponga un unico parco archeologico (un “Central Park Aretuseo”), che abbracci tutti i siti dall’area del Teatro Greco alle Latomie dei Cappuccini. Tra il Parco della Neapolis, istituito tra il 1952 e il 1955, e il Parco dei Cappuccini, un’unica grande strada, l’attuale viale Teocrito, racchiude il cuore della città pagana e cristiana, la città visibile e la città invisibile, nascosta nella fitta rete di cimiteri sotterranei, che si espandono fino al mare della Riviera Dionigi il Grande.
Era il campo visivo di Christiane, era quello che vedeva dalla sua abitazione e i due autori insistono, a ragione, sulle battaglie ambientaliste, portate avanti in solitudine e con una dedizione continua.
“Un raro esempio di donna evoluta del suo tempo e anticipatrice del nostro”, la cui biografia, scandita anno dopo anno dall’epistolario, ricostruisce una fisionomia femminile fuori dall’ordinario, impegnata sul fronte di una vita pubblica e professionale, ricca di esperienze e gratificazioni mentre fanno spesso capolino, nelle lettere, episodi di una vita privata non priva di amarezze e delusioni.
“Attualmente le cose stanno male al mondo”, scrive nel 1932 il controverso Wilhelm Alter che avrebbe accompagnato Christiane per alcuni anni della sua vita. Tutta la loro corrispondenza viene attraversata dai problemi fisici e finanziari dell’uomo e dalla disponibilità della donna ad andare incontro alle sue incessanti richieste.
Parte dell’epistolario è dedicata all’acquisto di Casa Fegotto con un susseguirsi di decisioni, ripensamenti e vistosi maneggi di Wilhelm.
E infine l’abdicazione e la rinunzia a quella che era stata la sua prima vita, fatta di lavoro e di viaggi: “non ho desiderio più grande di vivere per sempre con te e divenire da subito una cittadina tedesca se tu lo desideri”. Wilhelm e Christiane percorrono parte delle loro vite insieme, senza comunque contrarre matrimonio, in un clima di bugie, inganni e tradimenti da parte dell’uomo che non indeboliscono, anzi rafforzano la personalità volitiva di Christiane. Ed è quella che guiderà le sue scelte al momento della morte, avvenuta nel 1979.
Chi dona beni personali ad una comunità, come la Reimann ai siracusani, deve purtroppo mettere in conto che non sempre gli esiti del lascito potranno andare nella direzione voluta. Accade spesso che le amministrazioni comunali si distraggano dall’impegno di tutelare e valorizzare eredità strategiche per la politica culturale della loro città. Villa Reimann è una tra queste ma decenni di interesse a intermittenza ce la restituiscono oggi in uno stato di degrado che mortifica l’atto filantropico guidato da un mecenatismo puro.
Al Comitato “Save Villa Reimann” ed agli autori va il riconoscimento di un impegno profuso costantemente, in questi ultimi anni, per mantenere alto il livello di attenzione dei siracusani su una scommessa forse perduta, su un patrimonio che ha un passato ma che non sembra avere un futuro.
Mariarita Sgarlata
Università degli Studi di Catania
PREMESSA
In questa pubblicazione abbiamo voluto raccontare la vita di Christiane Reimann seguendo cronologicamente la scansione degli eventi così come è stato possibile ricostruirli, attraverso la consultazione
dell’epistolario esistente, al quale ci siamo accostati con discrezione, quasi in punta di piedi, per il rispetto dovuto ad una donna eccezionale.
La narrazione si riferisce in particolare al suo impegno professionale e agli anni che vanno dal 1930 al 1935, durante i quali ha inizio e si consuma il rapporto tra Christiane Reimann e il medico Wilhelm Friedrich Karl Alter. L’incontro avvenne a Parigi nel 1930 durante un Congresso di medicina, favorito dalla comunanza di interessi professionali e intellettuali, trasformato inevitabilmente in “amore” e conclusosi, molto amaramente, con una lunga vertenza giudiziaria che proseguì oltre la morte di Alter.
Sullo sfondo la città di Siracusa, scelta all’inizio come meta di una vacanza, ma che a poco a poco affascinò e conquistò i due con il suo patrimonio di natura e di arte, al punto da decidere di abitarvi. Per questo fu comprata Casa Fegotto nel 1934 che, dopo la ristrutturazione e la sopraelevazione di un piano, diventò dal 1935 la residenza definitiva di Christiane Reimann fino alla sua morte, avvenuta il 12 aprile del 1979. La decisione maturata negli ultimi anni della sua vita, di lasciare il suo patrimonio alla città di Siracusa, rappresenta non solo un gesto di grande generosità di questa donna straniera per la nostra città ma soprattutto un atto d’amore verso una terra che riassumeva quegli ideali classici a lei tanto cari e che la donazione avrebbe dovuto perpetrare nel tempo. Immaginava infatti Siracusa come sede universitaria di facoltà confacenti al suo glorioso passato e centro culturale delle civiltà mediterranee.
Nel suo testamento queste volontà sono chiaramente espresse: Villa Reimann diventi sede di attività culturali di rango universitario o di pari dignità per contribuire al progresso civile e intellettuale della città.
A S.E. il Ministro delle Belle Arti
Roma
La sottoscritta Christiane Reimann, fu Christian, cittadina danese, domiciliata e residente in Siracusa, espone: Una delle più suggestive contrade di Siracusa è quella in cui si trova la così detta tomba di Archimede. La bellezza del luogo, da cui si abbraccia a piede della collina che dolcemente degrada, interrotta dal verde dei giardini e degli orti, il cerchio ceruleo del porto chiuso dalla linea dei colli e lontano l’azzurro del mare Jonio, è accresciuta dall’esistenza di antichi ruderi, tombe greco-romane e bizantine (necropoli delle grotticelle), ricavate dal vivo della roccia. Una di queste ha un frontone dorico, con due mezze colonne laterali ricavate dal masso ed è detta la tomba di Archimede. L’inestimabile valore della zona monumentale, l’amore per l’incantevole paesaggio, consiglierebbe di proteggere questo luogo da ogni deturpazione. La zona non può limitarsi a quella strettamente monumentale, ma deve comprendere quella breve salita, congiunta intimamente alla prima, che conduce all’altipiano. Non si trova zona più bella ed incantevole in tutta l’Europa. Essa è unica! Intanto la esponente è venuta a conoscenza che proprio quel tratto di terreno a nord della necropoli, che in leggera salita conduce all’altipiano, è stata destinata alla costruzione di villini ed alberghi. Non solo. Esso è stato di già lottizzato e pare che prossimamente vi saranno iniziate le costruzioni.
Questa destinazione toglie al luogo la sua particolare caratteristica bellezza. Circondandola di caseggiati specie di quella architettura che è chiamata Novecento, si viene a strozzare così la zona monumentale e a deturpare il paesaggio in maniera tale da farlo divenire un comune luogo sforacchiato da cavità tombali.
Prima che lo sconcio avvenga e che il danno si sia verificato e prima che si possa avere la difficoltà di indennizzare coloro che vi avranno fabbricato e prima che, come tanti altri problemi della Siracusa archeologica e panoramica, si possa avere innanzi l’ostacolo del fatto compiuto, la sottoscritta segnala alla Eccellenza Vostra tale pericolo, perché esaminando le ragioni che ho esposto, V.E. possa provvedere e riparare.
Con osservanza
Così nel 1940 una donna straniera descriveva la bellezza e difendeva l’integrità di una zona di Siracusa, anticipando di molti decenni il moderno concetto di tutela di “bene culturale”, non più riferibile al solo manufatto ma esteso al contesto in cui esso si trova e di cui è parte integrante.
Questa donna era la danese Christiane Elisabeth Reimann, che per diversi anni ha attraversato la storia di Siracusa, scelta come patria di adozione e a cui ha lasciato il suo patrimonio destinandolo ad alte finalità culturali.